Passata la Festa, Gabbato lo Santo ! Tra qualche giorno, salvo sorprese, firmeranno i rimanenti Patti per il Sud anche la Puglia e la Sicilia, e con loro anche Napoli e le altre città metropolitane meridionali che mancano all’appello. A quel punto saranno completati gli adempimenti tecnici al CIPE e si darà via ufficialmente al riparto dei fondi per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 che sommati ai fondi strutturali europei 2014-2020 rappresentano le uniche somme a disposizione del Mezzogiorno per colmare il divario infrastrutturale e competitivo col Centro-Nord. Ciò che colpisce è il silenzio generalizzato degli amministratori meridionali, rotto solo da qualche rara e coraggiosa eccezione, che hanno assentito ad uno spezzatino che ha suddiviso i fondi in 16 diversi Patti per il Sud. Nella migliore delle ipotesi c’è stata qualche oculata collaborazione tra regioni su singoli interventi, ma in generale è passato il principio di una programmazione separata per singole città o per singole regioni che si è concentrata su 16 strategie di sviluppo locali. Questa impostazione implica che è scomparsa, o meglio è stata cancellata, una programmazione nazionale sul Mezzogiorno come quella che aveva provato a disegnare a metà degli anni novanta Fabrizio Barca quando era al vertice del Dipartimento per le Politiche di Coesione. Per il Governo Renzi non esiste più una Questione Meridionale da approcciare organicamente con politiche mirate di cui i fondi strutturali europei ed i fondi nazionali FSC per la coesione rappresentano parte dell’azione attivata. Al contrario, per il Governo, nel periodo 2014-2020 ci sono 16 obiettivi strategici di sviluppo diversi per ciascuna città metropolitana o regione meridionale, ma si può fare a meno di una politica statale per il Mezzogiorno. Velocizzare la spesa su un elenco di opere pubbliche o di progetti non assemblati tra loro, potrà al massimo consentire un parziale recupero di efficienza per micro-aree territoriali, ma scompare dagli obblighi del Governo un progetto di ampio respiro sulle macro-infrastrutturazioni logistiche del Mezzogiorno connessa ai corridoi europei che corrono verso il Mediterraneo o in direzione dei Balcani. Se l’unica programmazione è lo spezzatino dei 16 Patti per il Sud, dove si discuterà dell’Alta Velocità nei tratti ferroviari lungo la dorsale adriatica o tra Napoli e Bari ? Dove si rifletterà su collegamenti rapidi tra gli stabilimenti FIAT-FCA di Valdisangro, Cassino, Termoli, Foggia, Melfi, Pratola Serra e Pomigliano d’Arco ? In quale occasione si potrà ragionare sulla terza corsia autostradale dell’A 14 che si ferma ad Ancona, o dei porti, degli interporti, degli aeroporti, della banda ultralarga, dei poli di innovazione e ricerca, o degli investimenti sui distretti produttivi o sulla conoscenza ? Dove si discuterà del dare e avere sull’acqua del Molise o della Basilicata, nel mentre alcuni centri di queste regioni hanno dispersioni idriche o lamentano carenze nel servizio ? Il collegamento ferroviario da Bojano a Benevento per connettersi alla linea ad alta velocità Napoli – Bari, o il miglioramento del collegamento stradale Foggia – Campobasso, o Isernia – L’Aquila, dove se ne potrà parlare ? In quale sede si rifletterà sulle Università del Sud e sul ruolo dei centri di ricerca e di innovazione scientifica, tecnologica e digitale del Mezzogiorno ? Queste domande insieme a tante altre restano senza risposta perché gli amministratori che hanno firmato i 16 Patti per il Sud hanno accettato la derubricazione della Questione Meridionale dall’Agenda della Politica Nazionale, confondendo il dito con la luna.
Campobasso, 6 agosto 2016
Michele Petraroia
Questione Meridionale e Patti per il Sud