Il 20 maggio del 1970 venne approvato lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori a coronamento di una mobilitazione sindacale che chiedeva l’attuazione dei principi costituzionali e sollecitava il riconoscimento del valore del lavoro come fondamento della nostra democrazia.
Finalmente la Costituzione entrava nelle fabbriche e garantiva il rispetto della dignità della persona, ci si poteva organizzare nel sindacato, promuovere assemblee e rivendicare i propri diritti in applicazione di una legge dello Stato.
Il perno del provvedimento era il divieto di licenziamento senza giusta causa con l’obbligo di riassunzione deciso dal Magistrato su ricorso del lavoratore qualora fosse stata accertata l’assenza di motivazioni valide.
Con l’adozione della legge n.300 del 20 maggio 1970 venne posta una pietra miliare nell’ordinamento economico nazionale consentendo la partecipazione attiva dei lavoratori nella crescita del sistema produttivo italiano. Lo Statuto dei Lavoratori aprì le conquiste epocali degli anni Settanta che si conclusero con la legge n. 833 del 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale uguale per tutti.
Una stagione irripetibile per tradurre la Carta Costituzionale in norme attuative per i cittadini e che venne chiusa definitivamente nel biennio 1978-80 con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, l’esclusione del PCI da ogni responsabilità di Governo e con la bomba alla Stazione di Bologna.
Da allora è partita una controffensiva culturale delle lobby di potere, che ha tentato di far naufragare le riforme approvate, ha bloccato ogni altra misura attuativa dell’art. 3 della Costituzione e ha scientificamente avviato un’opera di smantellamento del sistema di Welfare State svilendo e svuotando la Funzione Pubblica, il Servizio Pubblico e l’Amministrazione Pubblica.
Il Jobs Act è uno dei frutti avvelenati di questo processo storico e segna il punto di rottura tra la cultura solidale della sinistra italiana ed una nuova generazione di amministratori del PD che si è posta al servizio dei più forti contro i più deboli.
Il legame tra Statuto dei Lavoratori e Costituzione sarà oggetto di una prossima riflessione promossa per il 26 maggio a Campobasso insieme all’ANPI Nazionale, alla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e all’Arcidiocesi.
In quella circostanza è prevista una specifica relazione affidata all’Avv. Gianlivio Fasciano di Campobasso sull’evoluzione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori fino al Jobs Act e alla proposta di legge di iniziativa popolare della CGIL, al fine di inquadrare le connessioni tra lo stravolgimento della Carta Costituzionale con il fenomeno della precarizzazione lavorativa che priva la persona della propria identità, di qualsiasi stabilità professionale e quindi di ogni dignità di vita.
C’è un’impostazione strategica nel disegno che le lobby finanziarie stanno perseguendo dagli inizi degli anni Ottanta che merita di essere contrastata per riaffermare il valore universale del lavoro quale principio e fine della nostra democrazia.
Campobasso, 20 maggio 2016
Michele Petraroia