Dalla lettura delle prime bozze emerge lo sforzo apprezzabile di contenere la fluidità della società in un modello di organizzazione politica che tenta di semplificare la complessità anche attraverso la forma partito e lo statuto.
I diritti civili, le aree tematiche, il lavoro, il volontariato, la pace, le tematiche territoriali, l’ambiente, la tutela della salute e mille altre differenziazioni offerte dalla tecnologia digitale e dalla rete, ci obbligano a riflettere su come tali articolazioni possano essere ricondotte ad una sintesi virtuosa all’interno di un soggetto politico capace di essere plurale senza perdere il valore aggiunto di un comune denominatore che unisce tante specificità in un progetto politico unitario.
Abbiamo la sensazione che la disaffezione dalla politica abbia origini più pratiche che scaturiscono dalla distanza siderale tra le affermazioni astratte e le condizioni materiali di vita delle persone. Non siamo sicuro che un buon modello organizzativo del partito possa sopperire alla funzione essenziale della politica che rimane quella di assicurare il diritto al lavoro, una redistribuzione equa della ricchezza prodotta, un fisco progressivo, e maggiori tutele su previdenza, sanità, istruzione e assistenza sociale.
Il punto dirimente è quello di recuperare attraverso il partito una forza d’urto capace di sostenere la lotta dei lavoratori per il rinnovo dei contratti e l’aumento dei salari, la difesa dell’ambiente dalle lobby delle ecomafie e delle multinazionali delle rinnovabili che pesano per 14 miliardi annui sulle bollette ENEL degli italiani, l’affermazione dei diritti della persona, il ripudio della guerra, la cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo e l’accoglienza umanitaria inserita in una società multiculturale ed interetnica aperta ed inclusiva.
Senza tediarvi oltre ci limitiamo a prospettare un modello di aggregazione politica molto semplice, con la sezione come cardine del nuovo partito, in cui ci si iscrive e si offre la disponibilità a militare, ad impegnarsi attivamente, a partecipare e a decidere.
Le sezioni potrebbero essere coordinate da Federazioni Provinciali o Congressuali non troppo dispersive, per consentire analisi e iniziative territoriali condivise per macro-aree.
Il Partito Regionale dovrebbe adoperarsi sull’insieme delle funzioni istituzionali affidate alle Regioni, e a scalare il Partito Nazionale dovrebbe rappresentare la sede per confrontarsi sulle scelte strategiche e sulle attività politiche condotte in Parlamento, a livello interregionale e sulle questioni europee ed internazionali.
Più la forma partito sarà semplice, comprensibile e operativa, e più sarà agevole organizzare le adesioni e promuovere la militanza sul territorio.
Dobbiamo provare ad aggregare chi oggi è ai margini della società, i precari, i disoccupati, i giovani costretti ad emigrare, i nuovi poveri e tutti coloro che sono interessati a ritrovare un comune denominatore per lottare insieme ad altri uomini e donne per migliorare la propria condizione di vita e la società nel suo complesso.
Il nostro obiettivo dovrà essere quello di restituire una funzione efficace, utile e positiva al Partito, vissuto come luogo di socialità, confronto, lotta politica e militanza.
Regole chiare in cui siano esplicitate le responsabilità di direzione politica con garanzia per il pluralismo e per le minoranze, ma senza moltiplicare sedi che si sovrappongano tra di loro e si elidono a vicenda annullando di fatto l’efficacia ed il valore dell’organizzazione nella Sezione e nel Territorio.
Campobasso, 22 ottobre 2016
Commissione Nazionale Forma-Partito
Michele Petraroia
Sara Ferri