I toni eccessivi della campagna referendaria rischiano di accentuare la spaccatura a sinistra, affossano ogni ipotesi di rilancio del centrosinistra e fomentano tifoserie che si contrappongono in modo scomposto agitando verità dogmatiche da una parte e dall’altra. Con i populismi che gonfiano le vele, il riformismo cederà il passo alle urla di una nuova destra mascherata, o ai movimenti che confondono la democrazia con l’informatica senza alcuna base programmatica di medio termine. In nessun grande partito di centrosinistra dei paesi più evoluti si conclude un evento politico nazionale in presenza del Capo del Governo / Capo del Partito al grido “ Fuori, fuori…” rivolto a minoranze che dissentono. Mai accaduto nella DC o nel PCI, mai accaduto nel Partito Popolare, nelle formazioni laiche, nel PSI, nel PDS o nell’ULIVO. Mai accaduto nella CDU della Merkel o nel Partito Laburista inglese o nel PSOE, nel PSF o nei democratici americani dove lo scontro tra la Clinton e Sanders è stato durissimo ma corretto. Ci si trova al cospetto di un mutamento antropologico del centrosinistra italiano se oggi tutti i principali quotidiani nazionali imputano alla sinistra lo stato di difficoltà in cui ci si trova. Eppure se la memoria non mi inganna dal 2001 al 2011 ha governato la destra con Berlusconi salvo 20 mesi tra il 2006 ed il 2008 del Governo Prodi. Dal 2012 ad oggi ha governato la Troika europea che ha dettato l’agenda prima a Monti e poi a Letta e a Renzi imponendo il pareggio di bilancio da inserire nella Costituzione e le devastanti politiche di austerità che hanno portato all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni e otto mesi, ridotto al 6% del PIL il finanziamento al Fondo Sanitario Nazionale, tagliati i fondi a Scuola, Università e Ricerca, privatizzato pezzi importanti di proprietà pubbliche collettive e ridotti al lumicino gli stanziamenti per il Mezzogiorno, per la messa in sicurezza del territorio e per le politiche sociali. La Sinistra porta pesanti responsabilità sul tradimento delle aspettative di cambiamento suscitate dall’ULIVO nel 1996-2001 e le sue divisioni hanno agevolato le destre ed i populismi di questi anni provocando le ulteriori delusioni del secondo Governo Prodi del 2006-2008, ma addossare alla Sinistra le responsabilità politiche dell’ultimo decennio mi sembra una forzatura. La questione culturale che si pone è se la Sinistra per vincere e governare deve vestire i panni della Destra, o se può rimanere sulla propria piattaforma valoriale, ideale e programmatica. Spaccare la sinistra per renderla inefficace, gracile e inconcludente, non è un esercizio difficile come sa molto bene l’attuale Presidente del Consiglio, ma una volta ottenuto il risultato e additato alla gogna i principali esponenti di questo mondo, sicuramente non scevri da colpe, cosa si ottiene se non la sterilizzazione di una cultura politica che ha contribuito ad affermare la democrazia nel nostro paese ? In queste settimane lo scontro ha travalicato ogni argine e rischia di provocare rotture dannose nei rapporti tra le diverse formazioni politiche del centrosinistra, per questo è indispensabile lanciare un appello alla responsabilità e all’unità. Una Sinistra a brandelli apostrofata in negativo per colpe che non ha, è una caduta di tono, che serve solo alle destre e ai movimenti populisti. Non si costruisce il cambiamento in Italia, nel Mezzogiorno o in Molise, senza la Sinistra o contro la Sinistra, a meno che non si intende continuare a praticare metodi e scelte di Destra.
Campobasso, 7 novembre 2016
Michele Petraroia