Alla cortese attenzione
Segretario Nazionale
Sinistra Italiana
Nicola Fratoianni
E p.c.
Segreteria Nazionale
Sinistra Italiana
Dipartimento “Periferie,
Antimafia, Sociale e Sud”
Celeste Costantino
Raffaella Casciello
Presidente Assemblea
Nazionale Sinistra Italiana
Laura Lauri
Segretario Regionale
Sinistra Italiana Molise
Vincenzo Notarangelo
Oggetto: “Questione Meridionale” come paradigma della crisi culturale della sinistra.
Caro Nicola,
un bambino che ha la sventura di nascere al di sotto del Volturno, da Ururi ad Eboli, nelle terre di Corrado Alvaro, o in quelle di Peppino Impastato, non ha le stesse opportunità di un coetaneo che nasce nel Centro-Nord.
Vivrà in una famiglia con reddito medio pro-capite inferiore di un terzo e in qualche caso pari alla metà di un nucleo familiare del Nord-Ovest, salvo sporadiche eccezioni non potrà frequentare una scuola dell’infanzia statale, avrà a disposizione un numero minore di luoghi di socializzazione, di formazione culturale e di pratica sportiva, si sposterà con maggiori difficoltà, disporrà di un potere d’acquisto più basso e sarà esposto a maggiori rischi di marginalità, evasione scolastica e di contatti con pratiche diffuse di micro e/o macro illegalità.
Non sempre potrà curarsi nel migliore dei modi e anche se si laureerà con il massimo dei voti, se vorrà trovare lavoro sarà obbligato ad andar via dalla propria terra per costrizione e non per scelta.
La questione politica che spacca in due l’Italia, fin dal 1860, e che giace irrisolta da allora, è la “Questione Meridionale”.
Possiamo decidere di rimuoverla, di ridurne la portata inserendola in tematiche dipartimentali più ampie, di non affrontarne le contraddizioni o più semplicemente possiamo trattare alla pari le periferie del Centro-Nord e le periferie controllate dalla criminalità organizzata di Napoli, Palermo e Reggio Calabria, come se la qualità delle politiche da attivare fossero simili e interscambiabili.
Ma se adottiamo, anche noi questa scelta, chi si prenderà carico della desertificazione sociale del Sud, della fuga dello Stato dalle aree interne e svantaggiate dell’Osso Appenninico e dello smantellamento dei servizi pubblici essenziali, come gli ospedali, le scuole, il trasporto locale e gli uffici postali?
Se Sinistra Italiana sceglierà di non occuparsi della “Questione Meridionale” perché non la ritiene una priorità in termini di pari opportunità di futuro, di diritto alla speranza e di una pari dignità nell’accesso ai diritti universali di cittadinanza sanciti dalla nostra Costituzione, qual è il messaggio indiretto che si trasmette ad un giovane del Sud che oggi legge sul portale il documento politico adottato nella Direzione Nazionale che traduce gli indirizzi approvati nel Congresso di Rimini?
Cosa si potrà dire agli anziani di centinaia di comuni meridionali delle aree interne che vedono andar via i propri ragazzi uno ad uno con biglietti di sola andata e che ogni volta che tentano di avvicinarsi alla politica pongono questo tema come questione prioritaria?
Dopo una vita di sacrifici fatti nelle miniere del Belgio, nelle fabbriche tedesche o nei cantieri della Svizzera, chi è tornato a casa ed è riuscito a far laureare i figli li vede andar via e si sente sconfitto due volte dalla vita. Come si pensa di avvicinare quelle comunità e con quali proposte?
Una delle battaglie culturali più convincenti della sinistra sindacale e politica del dopoguerra, era quella di promuovere gli scioperi, le lotte e la mobilitazione degli operai del Nord per lo sviluppo del Sud, perseguendo valori solidaristici, mutualistici e di giustizia sociale oltre che di parità di opportunità, di condizioni e di diritti.
La regressione degli ultimi decenni ha visto affermare l’egemonia della “Questione Settentrionale” sostenuta e rappresentata politicamente dalla Lega Nord che ha saputo veicolare maggiori risorse pubbliche verso i territori più competitivi del nostro paese a scapito del Mezzogiorno.
Il Centrosinistra ha assecondato quelle spinte recependole nelle modifiche costituzionali del 2001 e non ha osato contrapporsi alla descrizione di un meridione assistito, clientelare, parassitario e mafioso, per timore di perdere consensi.
Le diverse e molteplici formazioni di sinistra si accapigliano su tutto ma sostanzialmente non azzardano alcuna proposta per rilanciare la “Questione Meridionale” e la lasciano di fatto nelle mani di classi dirigenti trasformiste, non di rado colluse e corrotte, o in quelle dei singoli esponenti che nella migliore delle ipotesi sono Luigi De Magistris e Michele Emiliano, costretti ad agire nel deserto dell’elaborazione politica più da capipopolo che da rappresentanti delle istituzioni.
Sono consapevole che nell’epoca del maggioritario con una tripartizione delle opportunità di vittoria tra il partito di Renzi, le destre ed il Movimento di Grillo, è oggettivamente insufficiente che una formazione politica accreditata al 2,3% dei consensi possa farsi carico della più pesante eredità che il nostro paese si trascina dietro irrisolta dall’Unità d’Italia, ma questa consapevolezza può tacitare le nostre coscienze?
Fraterni saluti.
Campobasso, 08 maggio 2017
Il Consigliere Regionale
Michele Petraroia
Dipartimento SI – Periferie Antimafia Sociale e Sud