Sono trascorsi sei anni dal tragico evento che causò il decesso sul lavoro di Gheorghe RADU, lasciato morire in un fossato di una campagna di NUOVA CLITERNIA nel mentre caricava le casse di pomodoro. I suoi colleghi di lavoro scapparono per il timore di essere presi dalle Forze di Polizia come clandestini e tra il rischio del foglio di via e la vita di un giovane di 35 anni, scelsero egoisticamente di pensare solo a sè stessi, abbandonando Gheorghe agonizzante senza nemmeno chiamare i soccorsi. Oggi c’è un processo penale in corso che accerterà i fatti ed emetterà una sentenza. Ma ciò che interroga sul piano dei valori le coscienze di ciascuno di noi è come sia potuto accadere nel 2008 che la vita di un uomo sia stata considerata meno di un foglio di via, come sia stato possibile accettare il silenzio di un territorio che ha rimosso quella vicenda con un’indifferenza assordante e come si può intervenire per testimoniare un impegno sul piano culturale e dei diritti umani per ristabilire nella gerarchia delle priorità la dignità dei migranti e la sicurezza sul lavoro per evitare il ripetersi di altri eventi tragici simili. La sfida non è semplice per via di una crisi che alimenta le fobie contro gli stranieri e determina un abbassamento delle misure di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma proprio per questo è necessario ricordare i caduti sul lavoro e Gheorghe Radu che rappresenta l’emblema delle contraddizioni del nostro tempo.
Campobasso, 27 luglio 2014
Michele Petraroia
Volantino 28 luglio 2014