La storia italiana non può e non deve essere scritta da vecchi a nuovi revisionisti pronti a mutare gli errori di Vittorio Emanuele III in disattenzioni di poco conto.
Il Re nel 1922 avrebbe potuto fermare agevolmente la Marcia su Roma dei fascisti schierando l’esercito come aveva disposto il Governo FACTA, ma non lo fece.
Successivamente diede incarico a Benito Mussolini di formare un nuovo governo e scelse di non intralciarne il cammino in nessuna occasione nemmeno nelle circostanze più tragiche come il delitto di Giacomo Matteotti, la svolta autoritaria con la negazione delle libertà elementari, la persecuzione degli oppositori politici, l’obbligo di iscriversi al Partito Nazionale Fascista per i docenti universitari, le guerre coloniali, le leggi razziali, l’intervento militare a sostegno del dittatore spagnolo Francisco Franco e l’entrata in guerra al fianco dei nazisti di Adolf Hitler.
Vittorio Emanuele III è stato corresponsabile dell’avvento del fascismo in Italia, ha sostenuto la dittatura e ne ha avallato tutte le mostruosità senza colpo ferire.
Dopo l’armistizio avrebbe potuto raggiungere il Governo provvisorio a Salerno sostenendo il Corpo Italiano di Liberazione anziché fuggire e lasciare un’intera nazione e milioni di militari allo sbando o nelle mani dei tedeschi.
L’Italia fu costretta a riorganizzarsi da sola, ripartendo da zero e senza avere un punto di riferimento a cui aggrapparsi se non la voglia di scacciare i nazisti per conquistare libertà e democrazia.
Oggi lo Stato Italiano, dopo una legge approvata da tempo in Parlamento, ha assentito al rientro delle salme del Re d’Italia e della Regina Elena in base ad un principio di pietà umana, che è altra cosa rispetto al giudizio storico sugli errori compiuti da Vittorio Emanuele III e dalla Casa Reale.
E’ stato inopportuno mettere a disposizione degli eredi un volo dell’Aeronautica Militare così come il silenzio suonato da un alpino al cospetto del feretro durante la cerimonia al Santuario di Vicoforte.
L’onore va riconosciuto a quei milioni di anonimi soldati, marinai, fanti, partigiani e civili morti a Cefalonia, nella ritirata dal Don in Africa, su Monte Marrone e nelle stragi di Marzabotto, di Sant’Anna Stazzema, delle Fosse Ardeatine e ovunque sia caduto un combattente per la libertà e non ad un Re che non lo merita per fatti storici indiscutibili e conclamati.
Campobasso, 18 dicembre 2017
ANPI Molise
Presidente Loreto Tizzani
Ufficio di Presidenza
Michele Petraroia
Dante Leva
Rifeo Campanella