<UN FILO NERO UNISCE LUCKY LUCIANO, VITO GENOVESE, LUCIANO LIGGIO, BERNARDO PROVENZANO E TOTO’ RIINA, MAFIA ITALO-AMERICANA E ISTITUZIONI.>
NON ESISTE DEMOCRAZIA DOVE MANCA LA LEGALITA’
Secondo il “Times Magazine” Lucky Luciano è stato uno dei 20 uomini più potenti del XX° secolo. Nato il 24 novembre 1897 in provincia di Palermo a dieci anni già taglieggia i compagni di scuola a New York, arrestato più volte, scala i vertici della mafia italo-americana, inventa la “Commissione” e ne assume il comando dopo aver brutalmente assassinato i suoi rivali. Organizza il crimine su scala mondiale affiancato da Frank Costello e Vito Genovese, corrompe, evade e gestisce dal carcere affari colossali nel traffico di eroina, alcolici, armi e prostituzione. Nel 1942 i servizi segreti americani lo raggiungono nel carcere di Sing Sing e si fanno aiutare nello sbarco degli alleati in Sicilia del 1943, in cambio Lucky Luciano viene scarcerato e rimandato in Italia, nel mentre Vito Genovese il suo vice, assume a Napoli il ruolo di aiutante ed interprete del Comandante dell’Autorità Militare Americana Charles Poletti. Nel 1946 dopo aver girato in vari paesi sudamericani si stabilisce a Cuba gestendo affari insieme al Dittatore Fulgencio Batista e dove convoca periodicamente il cartello delle principali famiglie mafiose italo-americane. Espulso da Cuba agli inizi del 1947 rientra in Italia dove tra Roma, Napoli e Palermo, impartisce ordini, condiziona le istituzioni e consolida il potere della mafia siciliana utilizzando prima la banda di Salvatore Giuliano e poi i corleonesi di Luciano Liggio. Protetto dagli americani Lucky Luciano continuò a spadroneggiare fino alla sua morte per infarto agli inizi degli anni sessanta. Il suo erede fu Luciano Liggio, spietato criminale di Corleone, che con una violenza inaudita si macchiò di molteplici omicidi tra cui quello nel 1948 di Placido Rizzotto il segretario della CGIL, ma nonostante l’inchiesta condotta dal Capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa venne scagionato perché tutti i testimoni ritrattarono durante il processo. Dopo aver assassinato su placet di Luchy Luciano il capomafia corleonese Michele Navarra nel 1958 insieme ai suoi principali collaboratori Totò Riina, Bernardo Provenzano e Calogero Bagarella, assume progressivamente il controllo delle famiglie mafiose costituendo una società fittizia con Gaetano Badalamenti e scatenando la prima guerra di mafia nel 1963. Nonostante le protezioni viene arrestato nel 1964 a Corleone e rinviato a giudizio dal giudice istruttore di Palermo Cesare Terranova, ma la Corte d’Assise di Bari dopo essere stata intimidita nel 1969 scagionò sia lui che Totò Riina, che da allora si diedero alla latitanza. Spostatosi a Milano rafforzò il suo potere intensificando accordi con il clan Nuvoletta della camorra e con i boss della Ndrangheta con cui si dividevano i proventi dei sequestri di persona, traffici di droga, riciclaggio e speculazioni immobiliari. E a Milano venne arrestato nel 1974 ma dal carcere da cui non uscì più fino alla sua morte nel 1993 continuò a impartire ordini e fece uccidere da Riina e Provenzano nel 1977 il Colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo. Con Liggio in galera il potere passò di fatto nelle mani di Totò Riina che ha continuato indisturbato a gestirlo tra Palermo e Corleone, fino al 1993 e da quella data in poi dal carcere. Chi ha protetto Lucky Luciano, Luciano Liggio, Bernardo Provenzano e Totò Riina per decenni? Perché la mafia è stata più potente dello Stato? Interrogativi e misteri che resteranno sepolti nel cimitero di Corleone dove nel giro di pochi metri sono sepolti vittime e carnefici che nel bene e nel male hanno scritto la storia d’Italia. Ma proprio per questo, nella giornata in cui si tumula un criminale, noi vogliamo ricordare chi ha dato la vita per la legalità e per la democrazia. Sapevano a cosa andavano incontro. Eppure l’hanno fatto. Se l’Italia non è sprofondata lo si deve al loro coraggio e al loro sacrificio!
Campobasso, 21 novembre 2017
Michele Petraroia
P/il coordinamento regionale Uniti a Sinistra