DALL’ACCORDO SUL “MOLISE CHE NON SI ARRENDE” DEL 7 AGOSTO 2014, ALLA BANDIERA BIANCA ISSATA DA CHI HA RINUNCIATO A SVOLGERE IL PROPRIO RUOLO.
Il 7 agosto 2014 oltre cento rappresentanze di comuni, province, sindacati, associazioni imprenditoriali e regione, firmarono il PATTO sul “MOLISE CHE NON SI ARRENDE” e condivisero un percorso di riscatto avviato dalla manifestazione sindacale unitaria del 29 giugno conclusa da Susanna Camusso, proseguita dall’intervento di Papa Francesco sul lavoro all’Università e sostanziata da delibere dei comuni in cui si poneva con forza al Governo di dare una risposta al nostro territorio dopo il crollo della GAM, dell’ITTIERRE e del settore metalmeccanico. Migliaia di posti di lavoro persi nell’edilizia, blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, percentuali elevatissime di disoccupazione tra i giovani e le donne, e crollo delle principali filiere produttive poste tra Boiano, Isernia e Venafro. Partendo da queste basi scattò l’unità delle Camere di Commercio, dell’Università, delle Imprese, del Sindacato, della Chiesa, dei Comuni, degli Ordini Professionali, delle Province e della Regione. Grazie a quella Intesa partì una spinta unanime del territorio nei confronti del Governo che, contro ogni aspettativa, accolse la richiesta di riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa ai sensi dell’art.27 della legge 134/2012 ed emanò il Decreto il 7 agosto 2015, esattamente un anno dopo l’Accordo sul “Molise che non si arrende”. Grazie a quel Decreto del Ministero dello Sviluppo aumentarono i fondi per gli ammortizzatori sociali in deroga offrendo benefici a tutta la platea dei 2 mila disoccupati molisani che ne avevano diritto, si posero le basi per far restituire alla nostra Regione parte dei 142 milioni di euro decurtati sul POR 2014-2020, si avviò il percorso per incentivare nuovi investimenti con i finanziamenti INVITALIA sul territorio e si aprirono nuove opportunità per avere più fondi per le politiche attive del lavoro e per le infrastrutture. Dopo quel riconoscimento fu più semplice riproporre la sollecitazione per il riconoscimento dell’area di crisi semplice del Basso Molise e raggiungere anche quel secondo traguardo di indubbia positività per il Nucleo Industriale di Termoli. Sta di fatto che lo spirito di condivisione del 7 agosto 2014 si è via via smarrito, lasciando spazio a divisioni, contrapposizioni, scontri e sfiducia, con il conseguente calo di tensione, il rinvio sine die del Governo per la stipula dell’Accordo di Programma, la scomparsa del ristoro dello Stato per il taglio di 142 milioni sul POR 2014-2020, il mancato impegno a sostenere con fondi nazionali straordinari le politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori GAM, ITTIERRE e del settore metalmeccanico, l’evanescenza del Ministero del Lavoro che diserta sia il tavolo al MISE sull’area di crisi che le sessioni sulla vertenza della GAM, l’assenza del Ministero delle Infrastrutture e una sostanziale derubricazione di una VERTENZA POLITICA SUL MOLISE CHE NON SI ARRENDE ad una pratica burocratica interpretata con i canoni della legge 181 sulla crisi della siderurgia, senza nessun cenno a fondi aggiuntivi e una diserzione totale del Governo anche dalla stipula dell’Accordo GAM in cui mancano sia i 400 avventizi che 68 lavoratori fissi. Per non vanificare il lavoro degli ultimi 4 anni, il Molise ponga la questione con forza a Roma e non molli !
Campobasso, 11 marzo 2017
Michele Petraroia