Oggi si parla, con grave ritardo, ma con prove alla mano di vittime dell’eolico.
Lo sono in particolare i più deboli.
Le famiglie di agricoltori, che si ostinano a vivere accanto ai loro campi. Lo sono gli amici allevatori di Morcone, che da 10 anni vigilano amareggiati sui pascoli del Matese che furono dei loro avi per secoli. Che li amano per come li hanno veduti quando vi sono salirono la prima volta da bambini. E che non li vogliono condividere con le macchine rotanti, sibilanti, artificiali ed immense. Capaci di distruggere l’immensità della solitudine e dei silenzi del loro altopiano.
Lo sono i borghi arroccati che resistono sui versanti dei monti, opera di migliaia di mani nude e di uomini capaci.
Deboli agglomerati di case che resistono per l amore che portano loro gli abitanti, che non li vogliono lasciare soli, quasi fossero loro padri, o parenti.
Vittime sono i Sindaci che volevano governare la loro comunità e che scoprono dall’oggi al domani, che lontano, non si sa neppure dove, qualcuno ha messo un dito sulle mappe del loro territorio, senza che ci fosse un piano nazionale, un piano regionale da conoscere e discutere.
E che scoprono di non contare nulla nel momento in cui si decide di cambiare volto al loro paese. Quando in conferenza dei servizi il loro voto contrario viene sommerso da quello di freddi burocratici degli Enti più svariati. Persone che non hanno mai visto neppure da lontano quei luoghi, quei monti, quelle terre.
Sindaci espropriati dal loro mandato popolare.
Siamo vittime noi uomini delle città, che a nostra volta oppressi, pensavamo di poter tornare nelle plaghe antiche delle radici e della bellezza, che sarebbero stati per sempre salvati e custodi, pensavamo, dai boschi e dalle stelle della volta celeste. Tutte bianche e non rosse ed intermittenti.
Vittima è il paesaggio sconvolto ibridato, robotizzato da forme inusitate, da proporzioni fuori da ogni umana misura. Dove i riferimenti erano le torri del castello o la guglia del campanile, dove lo sguardo si posa a terra ad inseguire le linee delle sinuose poderali, o dei variegati limiti dei campi.
Vittima è l’Appenino, da sempre aspro di vette battute dai venti e da nuvole fuggenti. Eppure così amabile nei momenti di quiete, una quiete che ora non potrà mai più ritrovare.
Vittima è il Meridione che ha subito il primo assalto della lobby eolica, trepido per le promesse di benefici fasulli, speranzoso di posti di lavoro, che ha scoperto l inganno quando oramai era tardi.
Dando modo alle regioni poste poco più a Nord di aprire presto gli occhi, pagando ben più lieve dazio che non esso Sud.
Vittime sono quei giovani sognatori che hanno intravisto le nuove economie delle aree interne, che hanno letto della espansione dei cammini europei, della domanda sempre più accentuata di autenticità di luoghi paesaggi soggiorni sospesi tra paesi di scale e case di pietra.
Ai quali continuano a rubare i sogni perché la lobby è forte, e solida nella politica, è subdola.
Poiché sa usare le lusinghe del denaro facile che sparge dolosamente tra chi dai campi ha tratto spesso solo sudore e grami guadagni.
Ci sarà ancora qualcuno che saprà ascoltare tante vittime innocenti? Noi continuiamo a combattere perché ancora crediamo che qualcuno saprà ascoltare.
E ci siamo finché potremo affianco a voi.
Campobasso, 25-06-2017
Oreste Rutigliano
(Presidente Italia Nostra Nazionale)
Gianluigi Ciamarra
(Presidente Italia Nostra Campobasso)
Proposta di mofidica al PEAR