La CGIL evidenzia che a gennaio le ore di cassa integrazione sono esplose con una contrazione di reddito per ulteriori 440 mila lavoratori che vanno ad aggiungersi alla lunga fila dei disoccupati, licenziati, esodati e operai in mobilità. Un dramma sociale di proporzioni macroscopiche che merita un contrasto fermo contro le politiche d’austerità dell’Unione Europea per strappare risorse straordinarie per investimenti e occupazione. L’Italia ha l’obbligo di rimettere a posto i conti pubblici, ridurre gli interessi sul debito, recuperare risorse ingenti da una seria lotta all’evasione fiscale e da un drastico contenimento dei costi della politica attraverso una semplificazione amministrativa che agevoli un assetto istituzionale più snello, moderno ed efficiente. Per occuparsi di questi temi serve una maggioranza parlamentare stabile che faccia riferimento a blocchi sociali ben individuati chiamati a sostenere politiche economiche coerenti che seguano le orme di Hollande o in alternativa quelle della Merkel, la linea di Obama aperta ad investimenti su scuola, sanità e sociale, o quella dei conservatori schiacciata sui mercati finanziari. In Italia la chiarezza delle posizioni politiche e gli indirizzi macro-economici risentono di un’instabilità pericolosa accentuata da partiti che disertano le consultazioni sulla crisi di governo, da eccessi di personalismo e dall’assenza di una maggioranza parlamentare coesa stante l’esito tripolare dell’ultima tornata elettorale. La propaganda sostituisce il realismo in una cornice in cui si licenzia in tronco un Presidente del Consiglio in assenza di una diversa linea politica e di una diversa maggioranza parlamentare. L’individualismo soppianta i contenuti e Machiavelli trionfa in un deserto culturale che annienta gli ideali e omologa gli opposti. Uno Stato alla bancarotta non serve ai lavoratori per questo necessita un bilancio in ordine finanziato con un’imposta fiscale progressiva che non sarà possibile attivare se la maggioranza è formata da partiti che hanno una concezione sociale agli antipodi. La politica non può trasformarsi in un carnevale dei personalismi scevro di radici ideali e di culture di base che sostanziano l’agire dei governi. Se non si torna a sintonizzare il paese reale coi suoi bisogni impellenti e l’azione dei partiti e delle maggioranze parlamentari, sarà arduo ipotizzare soluzioni strutturali per rilanciare sviluppo ed occupazione. La democrazia vive se c’è partecipazione, coinvolgimento popolare e protagonismo diffuso. Non ha bisogno di solipsisti ma di servitori dello Stato.
Campobasso, 16 febbraio 2013 Michele Petraroia