“Liberi e Uguali” ha unito nell’Assemblea Costituente Nazionale del 3 dicembre a Roma al cospetto di una platea di 1.500 delegati, il Movimento Democratici e Progressisti, Sinistra Italiana, l’Associazione Possibile, e altre sensibilità e personalità del mondo laico, socialista, ambientalista, pacifista e del volontariato italiano. Quale componente della Direzione Nazionale di Sinistra Italiana avevo posto, con scarsa fortuna, sia al Congresso di Rimini che nelle successive riunioni degli Organi Centrali del Partito, l’opportunità che già da maggio-giugno partisse un percorso costituente unitario per dar vita ad un solo soggetto politico a sinistra del PD. Lo scontro politico che si è aperto nel Paese non si risolve con qualche accorgimento tattico, ma con un duro lavoro di reinsediamento territoriale, organizzazione capillare, strutturazione del Partito e con una faticosa, tenace e complessa azione politica, culturale e valoriale. Allo spostamento del PD nell’area centrista bisogna saper rispondere non sul piano delle convenienze legate ad alleanze prive di strategia di lungo respiro, ma ricostruendo tra i cittadini l’anima di una sinistra socialista, egualitaria, pacifista, ambientalista e laburista che assume a sé le contraddizioni che serpeggiano nelle periferie degradate, le paure dei precari ricattati, la rabbia dei disoccupati, lo smarrimento dei poveri e l’incapacità di saper continuare a sognare dei giovani. Se fossero state condivise le scelte del Governo Renzi su Costituzione, art.18, Jobs Act, precarietà, fisco, Sud, Sanità, Scuola, Ambiente, Energia e altre tematiche, non sarebbe stato necessario spaccare il PD, uscire da quel partito e dar vita ad un nuovo percorso politico ? LIBERI e UGUALI non è la fotocopia in miniatura del Partito Democratico ma rappresenta l’avvio di una formazione socialista, laica e progressista, che mira a rappresentare quella parte di società italiana che non vota più, che è sfiduciata, rassegnata, arrabbiata, delusa e che cerca un nuovo orizzonte culturale solidale radicato nella storia del movimento operaio, della lotta antifascista, del contrasto alle mafie e ai servizi deviati, della difesa della Costituzione, dell’impegno per l’uguaglianza e della mobilitazione a sostegno della democrazia, delle istituzioni, dei corpi sociali intermedi e della libertà. Se gli operai, i precari, i poveri, le periferie degradate e coloro che soffrono per ogni ingiustizia causata dalla globalizzazione non trovano più un Partito Socialista, Progressista e di Sinistra capace di saper rispondere ai loro bisogni con politiche coerenti, rigorose e in assoluta discontinuità con le scelte dell’ultimo ventennio, dall’astensionismo cercheranno risposte nella destra eversiva votando Trump in America, Marine Le Pen in Francia, e i movimenti di matrice neofascista in Germania, Austria, Polonia, Ungheria, Olanda, Slovacchia e Italia ovviamente. Il bivio storico di questo avvio di millennio indica solo due strade. La prima è quella della globalizzazione dominata dalle multinazionali, dalle banche, dai trattati commerciali di libero scambio senza tutele sociali, del lavoro come variabile indipendente e degli Stati deboli e privi di sovranità sostanziale. La seconda è quella di riprendere il filo dell’unità internazionale del lavoro e della pace, dei diritti umani, della redistribuzione della ricchezza, delle protezioni sociali, di un fisco progressivo e di una giustizia sociale che rende liberi gli esseri umani. Se si intende scegliere questa seconda opzione si deve avere il coraggio di puntare non alla vittoria elettorale al prossimo turno ma al soddisfacimento dei bisogni primari di chi non ha niente, come ci ha insegnato il PCI nel corso della sua lunga esperienza all’opposizione in Italia.
Campobasso, 14 dicembre 2017
Michele Petraroia