Negli ultimi anni a partire dalla gestione Gelmini fino ai recenti provvedimenti , si è abbattuta sulla Scuola una vera e propria mannaia che al di fuori di ogni logica di riforma, ma soltanto in virtù del risparmio e della revisione della spesa, ha prodotto danni incalcolabili:l’aumento del numero di alunni per classe,la conseguente riduzione del numero dei Docenti,l’espulsione dal mondo della scuola di precari nemmeno tanto giovani e quindi carichi di esperienza, l’accorpamento indiscriminato di istituzioni scolastiche e la conseguente riduzione dei Dirigenti Scolastici, Direttori dei Servizi Amministrativi e Personale ATA, senza tener conto dell’opera preziosa svolta e dei servizi resi al territorio. Eppure Il rapporto ISTAT 2009 aveva fotografato in modo impietoso una realtà da vero allarme educativo che meritava ben altra considerazione, e il successivo studio OCSE 2010 aveva messo il dito nella piaga evidenziando che la media degli investimenti nel settore dell’istruzione da parte dei Paesi membri èra aumentata arrivando al 5,7% del PIL mentre per l’Italia, al penultimo posto,risultava solo del 4,5% del PIL. Del resto già dal rapporto OCSE-PISA degli anni precedenti, teso alla valutazione delle competenze dei quindicenni scolarizzati,risultava una situazione allarmante per l’Italia, al di sotto della media OCSE e relegata agli ultimi posti. Ne veniva fuori, oltretutto, un Paese diviso in due, un’Italia a due velocità, perché mentre i ragazzi del Nord-Est si attestavano nelle prime posizioni dei Paesi europei, i ragazzi dell’Italia meridionale ,Molise compreso, erano nelle ultime posizioni con un ritardo di 68 punti corrispondenti ad un ritardo di circa due anni rispetto al livello delle competenze. Nessuna colpa dei Docenti e del Personale scolastico, a tutti i livelli, che anzi con passione e intelligenza hanno sempre svolto un compito di alto profilo in condizioni a volte disagevoli;nessuna colpa dei ragazzi,atteso anche il contesto non sempre stimolante; il mistero viene svelato se si prende in considerazione la spesa: infatti il Nord-Est spende in media 9915 € a ragazzo, il Meridione circa 6000€ a ragazzo.
In una situazione del genere i danni dei tagli indiscriminati sono ancora più evidenti nelle realtà deboli del Paese. Nel nostro Molise infatti nel giro di sette anni si sono persi circa 2000 posti di lavoro nel mondo della scuola, tanto che gli addetti a tutti i livelli sono adesso poco più di 5000. Con questi numeri riesce molto difficile svolgere il delicato compito assegnato alla Istituzione Scolastica. Non ci si può accontentare del protocollo d’intesa firmato dalla Regione Molise per le Classi 2.0, né delle lavagne digitali, del resto già presenti in qualche realtà scolastica ad opera della lungimiranza di qualche Dirigente Scolastico. (E se qualche lavagna digitale capitasse in una “classe pollaio” senza poter essere utilizzata per mancanza di spazio, o peggio ancora in una “pluriclasse” che rappresenta la negazione dell’attività educativa?), né dello stanziamento di 300000€ per le tasse scolastiche a fronte di un aumento della tassa regionale del 100%, né dell’assunzione di personale precario, che l’anno scorso è stato incaricato dalla Regione Molise per realizzare progetti regionali all’interno delle scuole e che ancora non vede un euro di retribuzione.
La Scuola molisana ha bisogno dei finanziamenti necessari, ma soprattutto di essere posta al primo punto nell’agenda politica della Regione, ha bisogno anche di essere tutelata con determinazione presso le autorità competenti per evitare la soppressione dell’ufficio scolastico di Isernia e il paventato accorpamento dell’ufficio scolastico regionale all’Abruzzo, che rappresenterebbe un passo indietro di qualche decennio ritornando ai tempi della Sovrintendenza Scolastica Interregionale Abruzzo e Molise. I ragazzi hanno ragione a protestare, purché la protesta sia pacifica,così come ha mille ragioni tutto il personale della Scuola.
Alfonso Di Iorio
Responsabile Scuola PD regionale 15/11/2012