Non bastano le lacrime amare di queste ore al cospetto di quelle foto macchiate e di quei volti di giovani, donne e bambini inghiottiti dal mare.
Non serve l’ipocrisia di chi si è arroccato nel proprio benessere e ha alzato muri di egoismo innanzi a due terzi dell’umanità che vivono in condizioni di miseria e povertà.
La tragedia di Lampedusa interroga più a fondo le coscienze dell’Occidente perché quella strage è scritta nel libro della negazione dei diritti umani, delle armi vendute al Sud dal Nord, del furto di materie prime esercitate dai paesi sviluppati e dal saccheggio ambientale dei ricchi contro i diseredati.
L’Unione Europea, il G8, il G20 e le Potenze che dominano il pianeta hanno l’obbligo di fermarsi a riflettere per scrivere una nuova scala di priorità e di valori in cui la Convenzione di Ginevra, l’uguaglianza e la solidarietà tornano ad essere dei riferimenti concreti nelle politiche di redistribuzione della ricchezza e delle opportunità a livello mondiale.
Nel nostro piccolo angolo di Molise possiamo spezzare una lancia in questa direzione costruendo un modello di integrazione umanitaria per i profughi ed i rifugiati, che pur rimanendo una goccia nell’oceano dei bisogni planetari di chi soffre, rappresenteranno un atto di concretezza, condivisione e responsabilità.
E come sosteneva Madre Teresa di Calcutta anche una goccia può mutare un oceano.
Campobasso, 4 ottobre 2013
Michele Petraroia