Il 3 novembre del 1957 ad appena 65 anni moriva a LECCO il più grande sindacalista italiano di tutti i tempi, Giuseppe DI VITTORIO, anticipatore illuminato e protagonista assoluto delle lotte contadine ed operaie del novecento che in un articolo sulla rivista “LAVORO” dell’aprile del 1953 così descriveva il capitalismo :
< Da questo sistema di predominio del capitale, da questo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sorgono le crisi, la disoccupazione, la miseria, di cui soffrono le popolazioni. Da questo sistema di ingiustizia e di sopraffazione, sorgono le cupidigie e le brame di rapina dei grandi monopoli su altri Paesi, su altri mercati, su altre fonti di materie prime. Di qui, sorgono le guerre imperialistiche, coi loro inseparabili cortei di massacri, di distruzioni, di lutto, di carestia. Il Primo Maggio, pertanto i lavoratori del mondo intero, celebrando la potenza invincibile del lavoro, rivendicando il loro diritto alla conquista di migliori condizioni di vita riaffermano la loro volontà collettiva di accelerare la marcia verso l’emancipazione del lavoro, che libererà tutta l’umanità dal timore delle crisi, dalla paura della fame, dall’incubo della guerra, ed aprirà la via radiosa del benessere crescente e d’un più alto livello di civiltà.>
Giuseppe Di Vittorio, rimasto orfano iniziò a fare il bracciante nel suo paese a Cerignola a 10 anni, ma da autodidatta incuriosito dalle parole che non capiva se le appuntava e coi primi risparmi acquistò un vocabolario. Fu tra i primi organizzatori delle lotte contadine in Puglia, riuscì a unire nelle Camere del Lavoro i braccianti, i disoccupati, i mezzadri e gli edili, si adoperò per migliorare le condizioni di vita degli strati più umili della popolazione aderendo al Partito Socialista. Nel 1921 nel mentre era rinchiuso in carcere a Lucera venne eletto in Parlamento, e non appena libero tornò al suo impegno sindacale aderendo al Partito Comunista. Da Segretario della CGIL di Bari riuscì a respingere l’attacco dei fascisti che in quel periodo devastavano le sedi delle Camere del Lavoro. Arrestato nuovamente riuscì a raggiungere la Francia nel 1925, dal 1928 al 1930 si trasferì in Unione Sovietica, quindi partecipò alla guerra civile spagnola in difesa della Repubblica nel 1936-37. Tornato in Italia lottò contro il nazifascismo e riuscì a riorganizzare e rilanciare la Confederazione Generale del Lavoro insieme a Bruno Buozzi e Achille Grandi. Protagonista indiscusso all’Assemblea Costituente e nel dopoguerra, difese con forza l’autonomia del sindacato dal partito contrapponendosi con determinazione a Togliatti nel 1956 con un documento di condanna della CGIL contro l’invasione e la repressione sovietica in Ungheria. Giuseppe Di Vittorio venne stroncato da un infarto a Lecco nel mentre parlava a dei delegati sindacali privando, troppo presto, la sinistra italiana di una delle più autorevoli personalità della sua storia. Nel sessantesimo anniversario della sua scomparsa il Molise che lo ebbe ospite in più occasioni lo ricorda per il suo impegno in favore del Mezzogiorno e per le sue lotte in difesa dei braccianti e dei contadini contro lo sfruttamento indiscriminato, le umiliazioni ed i soprusi che venivano consumati verso le fasce popolari dagli agrari e dalla borghesia del tempo. Il suo esempio ha guidato generazioni di dirigenti sindacali ed ha indicato la strada per resistere anche nei momenti più bui senza mai cedere e mai arretrare. Sicuramente un testimone da riscoprire.
Campobasso, 3 novembre 2017
Michele Petraroia