Il 2 giugno ricorre il 70° anniversario delle prime elezioni libere universali del nostro Paese. Per la prima volta nella storia venne riconosciuto il diritto di voto alle donne e vennero superati gli steccati che nell’Italia Risorgimentale avevano limitato la partecipazione al voto solo ad una parte della popolazione.
Poco meno di 13 milioni di donne, su un totale di 25 milioni di elettori, si recarono alle urne contribuendo alla vittoria referendaria della Repubblica sulla Monarchia.
Il Molise seguì l’orientamento opposto con 113 mila voti in favore della Monarchia e solo 61 mila per la Repubblica confermando posizioni conservatrici di una classe dirigente ripiegata sul mantenimento delle proprie prebende passata in gran parte dal Partito Nazionale Fascista alle nuove formazioni moderate, liberali e dell’Uomo Qualunque.
La Repubblica perse le elezioni in tutti i comuni più grandi e si affermò solo in 24 comuni. Tra questi si segnalarono quelli toccati dalle lotte sindacali e politiche del Basso Molise come Ururi, Santa Croce di Magliano, Bonefro, San Giuliano di Puglia, San Martino in Pensilis, Montemitro, Castelbottaccio, Castelmauro e Civitacampomarano.
Nel Medio – Molise le eccezioni si limitarono a Matrice, Ripalimosani, Sepino, San Giuliano del Sannio, Macchia Valfortore, Lucito, Limosano, Salcito, San Biase e Fossalto.
Su Isernia i numeri furono ancora inferiori con Pesche, Rionero Sannitico, Bagnoli del Trigno, Scapoli e Monteroduni.
La vittoria referendaria nazionale consentì all’Assemblea Costituente di predisporre la nuova Carta Costituzionale sancendo una serie di innovazioni sociali e di conquiste epocali che riuscirono a migliorare le condizioni della popolazione molisana nonostante le resistenze di una borghesia conservatrice, clericale e a tratti reazionaria.
Migliaia di braccianti, mezzadri, piccoli coloni e contadini, si scontrarono duramente con gli agrari. Le lotte per la terra e per il lavoro furono estremamente aspre come nel resto del Meridione, ma alla stragrande maggioranza delle persone coinvolte non rimase che la strada dell’emigrazione. Per non piegarsi ai soprusi e alle discriminazioni dei signorotti di paese, in tanti scelsero la libertà attraverso viaggi verso l’ignoto nel Nord e Sud – America, in Europa e in Australia.
A distanza di 70 anni da quel primo esercizio democratico i cittadini sono stati indotti a disertare le urne, ingrossando le fila dell’astensionismo.
Un metodo nuovo che priva le persone della sovranità popolare consegnando nelle mani di ristretti gruppi di potere il diritto a selezionare la classe dirigente.
Contro questo errore storico, la delegazione regionale di UNITI A SINISTRA PER UN NUOVO ULIVO, invita gli elettori molisani coinvolti nelle prossime amministrative a non farsi “scippare” il diritto di voto, a partecipare alle elezioni e a scegliere i propri amministratori.
È meglio sbagliare partecipando che lasciare la delega in bianco alle minoranze organizzate dei gruppi di potere che si scontrano senza una visione ideale o dei progetti culturalmente alternativi.
Nella palude di questa fase molto confusa si è smarrita la bussola della sinistra italiana e non è facile orientarsi nella scelta più efficace, ma ciò non deve indurre all’astensione dal voto.
Al contrario, ciascuno scelga il candidato e la lista che ritiene più a sinistra, contro il Jobs Act, per la tutela della Costituzione, della scuola e della sanità pubblica.
Bisogna reagire al tentativo di cancellazione della sinistra politica e sociale attraverso una mobilitazione che sappia sostenere i candidati orientati sui principi e sui valori storici della sinistra italiana ed europea, che condividono le posizioni allegate di Uniti a Sinistra per un Nuovo Ulivo.
Campobasso, 30 maggio 2016
Michele Petraroia
Volantino Uniti a Sinistra Molise