Alla cortese attenzione:
Sindaci e Dirigenti delle Istituzioni Scolastiche
delle AREE INTERNE
1)Matese 2)Fortore
3)Alto Medio Sannio 4) Mainarde
ANCI Molise, Lega delle Autonomie locali del Molise,
ANPCI Molise
Organizzazioni Sindacali Confederali
e del comparto scuola
E p.c.
Direttore Area Seconda
Ing. Massimo Pillarella
Via Genova, 11
86100 Campobasso
Ufficio Scolastico Regionale del Molise
Dott.ssa Giuliana Petta
Via Garibaldi, 25
86100 Campobasso
Servizio Sistema Integrato dell’Istruzione
e della Formazione Professionale
Dirigente Responsabile Dott. Claudio Iocca
Via Mazzini, 126
86100 Campobasso
Oggetto: Le Aree Interne nel contesto de “La buona scuola”. Strategia di programmazione nazionale. Confronto del 28 gennaio 2015 al Ministero dell’Istruzione.
Il 28 gennaio si è svolto un seminario presso il Ministero dell’Istruzione su “SCUOLA e AREE INTERNE” in cui sviluppando il percorso di riforma de “LA BUONA SCUOLA” si è scelto di valorizzare la strategia nazionale di programmazione promossa dal Dipartimento per le Politiche di Coesione che mira ad individuare strumenti di intervento tesi a migliorare la qualità dei servizi pubblici nelle aree marginali, collinari e montane. Fabrizio Barca ha evidenziato l’esigenza di potenziare gli investimenti in opportunità di lavoro, dotazione infrastrutturale e livelli di efficienza della pubblica amministrazione, attraverso misure di incentivo da pianificare a salvaguardia dei 5440 comuni italiani su 8 mila collocati in Aree Interne. Le relazioni successive dei dirigenti centrali del Ministero dell’Istruzione, di Sabrina Lucatelli, del Capo di Gabinetto del Ministro Giannini e dei rappresentanti degli Uffici Scolastici Regionali, si sono soffermate sulle peculiarità dell’organizzazione dei servizi scolastici riprendendo schede di analisi e proposte avanzate dal Comitato Tecnico Nazionale delle Aree Interne.
Il Molise è l’emblema della strategia che si vuole perseguire con gran parte del proprio territorio inserito tra zone montane e aree svantaggiate, e per questo ha colto il rilievo dell’iniziativa seminariale partecipando con Giuliana Petta, Fabio Calandrella e Carla Tammaro del Provveditorato agli Studi e con il Dott.Antonio Perrino dell’Assessorato Regionale all’Istruzione.
Personalmente nel bilaterale con il Governo ho segnalato l’urgenza di rendere esigibile la strategia di programmazione nazionale in favore delle Aree Interne accelerando la predisposizione degli atti finalizzati a difendere, preservare e potenziare gli uffici pubblici, le scuole ed i servizi socio-sanitari sul territorio.
L’Italia non regge se abbandona allo spopolamento 5400 comuni, ed il Molise non esisterà più se non si inverte il trend demografico negativo nel 90% dei propri comuni. Sulla scuola il documento prevede una serie di misure di sostegno per aprire i laboratori pomeridiani aumentare la retribuzione dei docenti che optano per le scuole delle aree interne e potenziare i servizi informatici, e la dotazione infrastrutturale nelle aree collinari e montane.
Sullo specifico della nostra regione è stata presentata una proposta per n.4 AREE INTERNE (MATESE, FORTORE, ALTO MEDIO SANNIO E MAINARDE) su cui saranno previsti percorsi selettivi ed interventi di potenziamento delle strutture.
A tal proposito inoltro in allegato copia dei materiali regionali e nazionali distribuiti sulla problematica in modo tale che possa consolidarsi l’arco delle forze istituzionali e sociali a sostegno di un’intuizione strategica dirimente per il futuro della nostra comunità regionale.
Distinti saluti.
Campobasso, 30 gennaio 2015
L’Assessore
Michele Petraroia
Roma, 18 gennaio 2015
Le Aree Interne nel contesto de “La Buona Scuola”
Un contributo del Comitato Nazionale Aree Interne
Dalle missioni di campo e dai Focus group svolti dal Comitato Nazionale Aree Interne nelle aree in corso di selezione con le Regioni sono emerse alcune questioni chiave relative all’istruzione:
– L’organizzazione del servizio scolastico in questi territori si regge su numeri piccoli, che interessano sia il corpo docente sia gli alunni e che sono accentuati dall’elevata frammentazione dei plessi.
– A ciò si associa la assai frequente assenza di un presidio continuativo dei dirigenti scolastici.
– La qualità dell’insegnamento è inoltre influenzata negativamente da un elevato turn over dei docenti, dovuto da un lato alla richiesta di cambiamento di sede dei docenti scarsamente attratti dalle aree interne e dall’altro ad un’elevata incidenza di docenti a tempo determinato, destinati ogni anno a cambiare di sede.
– Nella maggioranza dei territori interni i problemi di qualità si manifestano in una forte polarizzazione delle scuole secondo la competenza degli studenti (come misurata dall’Invalsi); tale polarizzazione è particolarmente grave in queste aree dove assai più ridotta è la possibilità di scelta da parte degli studenti.
– Gli indirizzi dell’ultimo triennio delle secondarie spesso non rispondono alle vocazioni del territorio con il rischio di disperdere le peculiari potenzialità produttive, spesso di natura artigianale e agro-alimentare, presenti nelle aree interne;
– L’elevato digital divide incide pesantemente sull’offerta didattica e sulla possibilità di utilizzare pienamente le risorse infrastrutturali;
– La scuola delle aree interne è considerata un’importante “agenzia formativa” o “centro civico” capace di interpretare bisogni economici e produttivi di un’area e di utilizzare spazi e risorse (presenti dentro e fuori la scuola) per tradurli in progettualità pedagogiche e in opportunità di sviluppo.
Tali questioni chiave possono essere affrontate nell’ambito del percorso avviato con il Piano di governo “La Buona Scuola” sia con interventi generali che valorizzino l’impatto di tale Piano nel complesso delle aree interne, sia realizzando azioni specifiche a carattere sperimentale nelle singole aree-progetto selezionate dalla Strategia aree interne.
A tale scopo, i bisogni e le potenzialità della scuola nella aree interne sono stati ricondotti a sette ambiti di intervento e alle azioni di carattere sperimentale che potranno essere realizzate nelle singole aree e confluire nella Strategia di area ed essere finanziate con le risorse che la Legge di Stabilità destina alle Aree Interne . Vengono inoltre messi in evidenze alcuni spunti di natura generale per il Piano “La Buona Scuola”. Gli ambiti di intervento e le azioni principali sono state ricondotte a una macro tipologia che comprende tre linee di intervento: A. Orizzontali (interventi che vanno a beneficio di tutte le aree interne); B. Puntuali (interventi che interessano le sole aree-progetto); C. Finanziate dal PON (che interessano le aree interne e le aree-progetto). In quest’ultimo caso, il Programma potrà finanziare una specifica linea di azioni soprattutto per le regioni meno sviluppate (Governance) e parte degli interventi definiti “orizzontali” e “puntuali”.
A. Interventi “Orizzontali”
1. Mobilità dei docenti, permanenza e valorizzazione dell’insegnamento
L’elevata mobilità degli insegnanti nelle scuole delle aree interne incide negativamente sugli apprendimenti per i riflessi che produce sulla continuità didattica ed è percepita dagli studenti come indicatore di una offerta formativa carente. Occorre pertanto attrarre docenti facendo ricorso anche a incentivi di tipo normativo che abbiano effetti sulla carriera.
Azioni possibili
a) Il Piano di assunzioni previsto dall’art. 3 della Legge di stabilità permetterà attraverso l’organico funzionale di integrare le attività complementari all’ordinaria attività didattica e di ampliare l’offerta formativa e le attività laboratoriali. Per le aree interne questo può rappresentare un significativo passo in avanti anche per la possibilità che gli insegnanti assunti siano assegnati a “reti di scuole”. Tale positivo effetto è tuttavia subordinato a due requisiti:
• effettiva attuazione di quella “disponibilità e flessibilità a rispondere alle esigenze geografiche … e a ciò che è necessario che la scuola insegni” (prevista dalla “La Buona Scuola”, paragrafo 1.3 Gli Abbinamenti necessari. A quali condizioni può funzionare il piano);
• la previsione (come requisito per l’assunzione) di un impegno a non lasciare la scuola o rete di assegnazione per tre anni.
Oltre al finanziamento previsto dal Piano “La buona scuola”, potrebbero essere attinte ulteriori risorse tra quelle previste nell’art. 44, comma 39 della Legge di stabilità (Aree interne) per potenziare ulteriormente nelle aree-progetto l’offerta formativa con una assegnazione aggiuntiva di organico funzionale, laddove si tratti di indirizzi con pochi iscritti (ma considerati strategici per l’area), in un plesso con ridotte dimensioni, o per contribuire all’avvio di un nuovo polo scolastico.
È bene precisare che i parametri che regolano il riparto e l’assegnazione dell’organico potranno riguardare bisogni e criticità di area e la natura della scuola. Il docente potrà quindi essere assegnato alla scuola e/o inserito all’interno di una rete di scuole che hanno delle peculiarità territoriali.
Il presidio in loco della dirigenza, parte anch’esso della stabilità dell’organico di istituto, potrà essere assicurato attraverso un finanziamento “ponte” per le aree interne che permetta di affidare incarichi dirigenziali anche a scuole sotto dimensionate.
b) Incentivare la scelta delle aree interne, attraverso un sistema più favorevole che nella Buona scuola può essere individuato nei crediti professionali, in modo da produrre miglioramenti di tipo retributivo (Cfr. “Buona Scuola”, paragrafi 2.1. Quali competenze per i docenti e 2.2. La nuova formazione). Si può considerare, inoltre, la professionalità dei docenti come criterio di assegnazione/selezione alla “rete di scuole”, per le quali dovranno essere esplicitati bisogni formativi e professionali.
c) Incentivare la permanenza dei docenti nelle aree interne, attraverso il riuso di spazi abitativi inutilizzati di proprietà degli Enti Locali, da destinare in uso ai docenti, con canoni di affitto agevolati (Cfr. “La Buona Scuola”, paragrafo 2.3. Premiare l’impegno). La permanenza dei docenti deve essere accompagnata da azioni che evitino l’isolamento e che incentivino la qualità della vita degli insegnanti. Si tratta di un intervento che per la sua natura strategica è fortemente legato alle azioni puntuali delle aree-progetto.
d) Incentivare collaborazioni tra scuole e realtà economiche (locali e non) per finanziare attività didattiche, di ricerca e progettualità. È il caso, ad esempio, di un astrofisico, ricercatore di un Osservatorio astronomico in un’area di montagna, che vorrebbe realizzare laboratori scientifici e di manutenzione tecnica per gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado superiori (licei e tecnici), ma oggi non può farlo a causa dell’impossibilità di attivare un sistema di assicurazioni per l’attività da svolgere in officina. Questa vicenda può essere considerata emblematica di come si possa incentivare la sperimentazione di un progetto didattico che coinvolga docenti, studenti e il contesto produttivo locale. Le esperienze progettuali, realizzate anche attraverso il coinvolgimento di ricercatori, imprenditori, innovatori sociali, scrittori, potranno essere utilizzate nelle aree-progetto come crediti nella valutazione dei percorsi di carriera e della qualità della didattica (Cfr. “La Buona Scuola”, paragrafi 2.1. Quali competenze, 2.3. Premiare l’impegno e 3.1. Valutazione per migliorare la scuola).
2. Organico funzionale
La scuola nelle aree interne è naturalmente predisposta ad utilizzare uno spazio di riferimento più ampio di quello fisico. Tuttavia, tale potenzialità è limitata dalla carenza di realtà extra-scolastiche, dal ridotto utilizzo dell’apertura prolungata (in assenza di bus o mense) e dalla difficoltà di spostamento degli studenti all’interno delle aree e, quindi, dal difficile accesso alla scuola. Eppure molti sono gli spazi che, se utilizzati, possono arricchire le esperienze didattiche degli studenti: si pensi alle risorse ambientali (al bosco, per esempio) che possono incentivare nuove realtà educative nella scuola primaria ma anche nell’infanzia, oppure al riutilizzo di spazi inutilizzati per avviare corsi e attività laboratoriali extra curricolari. L’organico funzionale, o i nuovi docenti, potranno essere selezionati con l’obiettivo di sviluppare attività formative all’interno di una Strategia di area.
Azioni possibili
a) Individuare un sistema di parametri che consenta di gestire l’attribuzione dell’organico funzionale senza il vincolo di adeguarsi ai parametri standard nazionali, privilegiando così la disponibilità di adeguate risorse di personale per il potenziamento dell’offerta formativa e la valorizzazione delle conoscenze ‘situate’ (Cfr. “La Buona Scuola”, 1.2. Fuori e dentro la classe, cosa faranno questi nuovi docenti).
b) Favorire una selezione mirata delle nuove assunzioni da destinare alle Aree interne, da correlare con la permanenza dei docenti e con la rispondenza del profilo disciplinare con gli indirizzi dell’area o di quelli che si vogliono costruire nell’ambito della Strategia (Cfr. “La Buona Scuola”, 1.2. Fuori e dentro la classe, cosa faranno questi nuovi docenti). L’organico funzionale è parte integrante della dell’autonomia scolastica (per esempio, si potrà pensare all’utilizzazione dell’organico per l’arricchimento dell’offerta formativa o per l’attivazione di articolazioni /opzioni tramite un utilizzo mirato delle quote di autonomia o di flessibilità). L’organico funzionale potrà essere assegnato preferenzialmente sulla base della configurazione di una rete di scuole. L’attribuzione dell’organico funzionale di rete rappresenta, quindi, un importante punto di contatto tra Ufficio Scolastico Regionale e Assessorati regionali, e tra docente e realtà territoriale.
c) Garantire l’apertura pomeridiana delle scuole per attività laboratoriali ed extra-curricolari pensate per studenti e per il territorio di riferimento, prevedendo opportune modalità organizzative nella gestione delle strutture e del personale (personale ATA o altra figura pubblica) (Cfr. “La Buona Scuola”, 3.5. Connettere per aprire).
3. Innovazione tecnologica della didattica
Lo sviluppo di un “Piano straordinario di connettività per le aree interne” (pag. 76 di “La Buona Scuola”) rappresenta un importante investimento per rafforzare il collegamento tra scuole ma anche per sviluppare esperienze didattiche innovative, come il potenziamento delle lingue attraverso gemellaggi on line con scuole straniere. L’innovazione degli apprendimenti necessita di investimenti in infrastrutture tecnologiche ma anche di una diversa organizzazione degli spazi e dei metodi di insegnamento (didattica esperienziale, didattica innovativa con laboratori scolastici ed extra-scolastici).
Azioni possibili (Cfr. “Buona Scuola”, 3.5. Connettere per aprire)
a) Potenziamento della dotazione tecnologica e delle reti, in generale o in specifiche aree-progetto.
b) Potenziamento delle scuole in rete e dei centri scolastici digitali (Piano Agenda digitale), all’interno di una stessa macro-area e tra centri piccoli e scuole madri (particolarmente importante in aree interne per via dell’isolamento degli studenti)
c) Sviluppo di supporti didattici, sperimentazione di esperienze di didattica condivisa in “ambienti di apprendimento allargati”, in specifiche aree progetto.
B. Interventi “Puntuali”
4. Organizzazione del servizio scolastico
Il problema del dimensionamento degli istituti scolastici e delle classi è di notevole rilevanza per l’organizzazione del servizio scolastico nelle aree interne: nelle aree-progetto individuate la frequenza di classi con meno di 15 alunni è, nella scuola primaria, spesso superiore al 50%, talora pari al 70-90% (contro una media nazionale del 19%). In molte aree interne, inoltre, si rileva la presenza di Istituzioni Scolastiche affidate in reggenza o con DSGA “a scavalco” e tale elemento non contribuisce certo alla qualità dell’organizzazione e dell’offerta formativa. Le esperienze incontrate sono diverse e tutte dimostrano come la ridefinizione dell’assetto dei plessi e delle classi e il tema controverso delle pluriclassi necessitano di un confronto diretto tra dirigenti scolastici, amministratori locali, genitori e studenti. L’ipotesi dell’accorpamento dei plessi scolastici permetterebbe di concentrare risorse e progettualità, ma sconterebbe la debolezza dei sistemi di trasporto pubblico (che si aggrava nel caso di aree soggette a nevicate invernali) e comunque richiede di assicurare alle famiglie certezze circa la qualità delle scuole, il trasporto, i servizi di mensa.
Azioni possibili
a) Mantenere “in modo condizionato” plessi di ridotte dimensioni, nonché le pluriclassi: questa soluzione verrebbe adottata nelle aree-progetto in cui l’isolamento geografico dell’area e i problemi di mobilità impediscano l’accorpamento, ma verrebbe realizzata a condizione che venga previsto un piano per il miglioramento della didattica (Cfr. Piano assunzioni e Organico funzionale) con un uso intensivo degli spazi a disposizione anche in orario pomeridiano.
b) Accorpare i plessi in “nuove scuole per il territorio”, per migliorare la qualità della didattica nonché l’offerta formativa. Tale accorpamento non avrebbe luogo in edifici inadatti e originariamente destinati ad altri scopi, ma in “nuove scuole” che, nella strategia pedagogica, nel disegno degli spazi, nell’immagine esterna, siano adatte a servire come volani del rilancio identitario, culturale e produttivo di queste aree. Nel caso degli accorpamenti esiste una responsabilità diretta degli amministratori locali nella scelta di chiudere un plesso e istituire una “nuova scuola”. Tale soluzione potrà essere valutata e realizzata, con il concorso dei fondi della Legge di stabilità e di altre risorse, nelle aree-progetto dove sia matura e visibile una “domanda di accorpamento” da parte di amministratori locali, dirigenti scolastici, insegnanti e cittadini. Tale soluzione presuppone anche un coordinamento con l’Agenzia regionale per la mobilità, responsabile della pianificazione del Trasporto Pubblico Locale e la previsione di un riutilizzo dei risparmi di spesa corrente rivenienti dall’accorpamento nel finanziamento delle maggiori spese correnti per la mobilità e i servizi di mensa.
c) Potenziare l’attrattività degli edifici scolastici esistenti attraverso la riqualificazione, la messa in sicurezza, la diffusione di soluzioni eco sostenibili negli ambienti in particolari aree-progetto.
Assumerebbe inoltre particolare importanza per le aree interne il recupero dei termini dell’accordo stipulato in Conferenza Stato-Regioni nell’ottobre 2013, che prevedeva di affidare a ciascuna Regione una “quota” di autonomie scolastiche, da calcolare in base al numero complessivo degli studenti (es: numero autonomie = numero studenti/950) e da programmare in relazione alle specifiche esigenze dei territori, superando la rigidità del sistema 400/600.
5. Autonomia e offerta formativa sul territorio
Una migliore offerta formativa nelle aree interne permetterà di innescare “vantaggi cooperativi” tra luoghi della formazione e contesti produttivi, in una sinergia capace di generare nuove economie e di dare slancio a quelle presenti (agro-alimentare, artigianato, beni culturali), nonché di avere una scuola più vicina ai bisogni degli studenti e alle loro vocazioni in grado di contrastare gli abbandoni scolastici precoci.
L’alternanza scuola/lavoro può essere rafforzata a partire dalle numerose potenzialità di contaminazione tra scuola e territorio: le botteghe artigiane e le aziende agricole presenti nelle aree interne rappresentano il principale ambito di applicazione, ma anche in ambito artistico si potranno sperimentare percorsi di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale presente nelle aree, attivando collaborazioni con l’Università e il Ministero dei beni culturali per l’avvio di corsi di restauro, manutenzione e gestione dei beni.
Azioni possibili
a) Sperimentare nelle aree-progetto nuovi moduli didattici (musica, autocostruzione con materiali naturali, tecniche di recupero/riuso materiali di scarto) e percorsi di studio rispondenti alle vocazioni territoriali prestando attenzione alla fase progettuale (come disegnare l’offerta didattica?); potenziare i laboratori e gli indirizzi a forte specializzazione produttiva (agro-alimentare, viticoltura, artigianato) con nuove strumentazioni (Cfr. “La Buona Scuola”, 4. Ripensare ciò che si impara a scuola, e 5.2. Saper fare).
b) Promuovere nelle aree-progetto servizi di orientamento che agiscano sul tema delle ‘transizioni’ valorizzando il racconto di un’area economica e delle sue potenzialità (coinvolgere i servizi per il lavoro, rafforzare il ruolo dei docenti, coinvolgere figure esterne) (Cfr. “La Buona Scuola”, 5.3. Atlante del lavoro che cambia).
c) Incentivare nelle aree-progetto forme di alternanza (impresa didattica e bottega scuola) lì dove la presenza delle conoscenze e delle realtà produttive è direttamente collegabile ai contenuti formativi degli indirizzi tecnici/professionali (Cfr. “La Buona Scuola”, 5.1. Scuola al lavoro).
d) Sviluppare nelle aree-progetto azioni di monitoraggio e valutazione delle sperimentazioni e di autovalutazione della didattica anche attraverso attività di ricerca-azione (Cfr. “La Buona Scuola”, 3.1. Valutazione per migliorare la scuola e 3.2. La trasparenza per capire e amministrare la scuola).
e) Potenziare e rafforzare le competenze nelle lingue straniere a partire dalla scuola primaria, favorendo in questo modo azioni che promuovano l’internalizzazione anche nelle aree interne.
L’istruzione e la formazione professionale non devono porsi in termini di sistemi separati. Considerata la competenza dell’ente regione nella programmazione dell’offerta formativa, occorre porsi in sintonia con la Regione per individuare i percorsi formativi coerenti con le esigenze del territorio, ivi comprese le sinergie previste dall’attuale ordinamento tra il sistema di I. e F.P. e gli istituti professionali di stato e il sistema di Istruzione Tecnica Superiore (Pf. Fare Rete per il Lavoro).
6. Competenze e valutazione
Dalle verifiche effettuate nelle aree sinora esaminate è emerso un livello di competenza in italiano e in matematica (così come misurati dalle prove INVALSI) talora mediamente superiore, talora mediamente inferiore, ai livelli medi della stessa Regione di appartenenza. Sempre, tuttavia, appare estremamente elevata la diversità dei livelli di competenza tra gli studenti, con una polarizzazione di scuole decisamente superiori e marcatamente inferiori alla media; tale polarizzazione è particolarmente grave in queste aree dove assai più ridotta è la possibilità di scelta da parte degli studenti. È emerso anche in alcuni territori l’interesse dei sindaci e dei dirigenti scolastici presenti ai Focus ad approfondire con il Ministero e con l’Invalsi le debolezze riscontrate.
Azioni possibili
Costituzione nelle aree-progetto di un team di insegnanti formati e coordinati da esperti INVALSI, con il coinvolgimento di esperti Indire e del corpo ispettivo. Il lavoro del team è finalizzato al recupero di dati sull’area prescelta (indagine desk), al confronto approfondito ed esteso con i docenti del luogo in merito alla natura, origine e condivisione delle criticità osservate, nonché all’elaborazione di una proposta di intervento e di un piano di azione condivisi.
Il lavoro del team potrà prevedere l’uso di strumenti di osservazione in classe e di analisi qualitativa, per capire in che modo i contesti influenzano le pratiche didattiche e quali sono le modalità di interazione tra docenti e alunni, le specificità e le caratteristiche che regolano il funzionamento della classe e della scuola. L’utilizzo di docenti dell’organico funzionale di rete per attività integrative/compensative con gli studenti sarebbe parte del piano, così come previsto dal progetto della Buona scuola.
Sarà poi necessaria una valutazione dell’attività realizzata, le cui migliori pratiche possono così costituire per le altre aree interne occasione di condivisione e di incentivo per un possibile miglioramento.
Per costruire questa azione, è opportuno sperimentarla preliminarmente su un gruppo limitato di aree-progetto dove si è manifestata una particolare volontà di avviare un approfondimento sull’inadeguatezza dei livelli di apprendimento. Un possibile progetto di sperimentazione è presentato in Allegato
C. Interventi “PON”
7. Governance
Sarà importante rafforzare la governance del sistema di istruzione, intervenendo sulle caratteristiche dell’organizzazione, la solidità dei sistemi di performance management, il livello di digitalizzazione, la gestione delle relazioni inter-istituzionali e delle relazioni con gli stakeholder e, soprattutto, sull’empowerment delle risorse umane.
Una delle esigenze su cui occorre insistere è il rafforzamento della capacità delle Istituzioni scolastiche di divenire luoghi trasparenti e aperti.
Azioni possibili
a) Diffusione dell’e-government.
b) Potenziamento del processo di dematerializzazione dei documenti amministrativi e di gestione informatizzata dei servizi, al fine di poter disporre di banche dati interoperabili, affidabili, aperte e trasparenti.
Si tratta di due azioni che il PON può perseguire in tutto il territorio, seppur in misura diversa.
Il Programma, che prevede l’uso di fondi FESR e FSE, potrebbe intervenire sulle scuole delle Aree Interne in tutte le Regioni attraverso “Avvisi” specifici per finanziare molti degli interventi definiti “orizzontali” (per tutte le aree interne) e “puntuali” (per le sole aree-progetto) nei limiti delle risorse disponibili per le diverse aree territoriali.
* * * *
La tabella seguente riconduce gli ambiti di intervento e le azioni alle fonti di finanziamento che sarà possibile utilizzare.
Tabella 1. Interventi e fonti di finanziamento
Dimensioni rilevanti Interventi Legge di stabilità
“Aree Interne” Legge di stabilità
“La Buona Scuola” PON
Per la Scuola- competenze e ambienti per l’apprendimento
A Orizzontali
1. Mobilità dei docenti, permanenza e valorizzazione dell’insegnamento a) Piano assunzioni e riparto organico X
b) Mobilità in aree interne X
c) Permanenza nelle aree (vincolo triennale, incentivi e qualità del vivere)** X
d) Collaborazioni tra scuole e realtà economiche X X
2. Organico funzionale a) Potenziamento organico funzionale X
b) Selezione mirata delle nuove assunzioni X
c) Apertura pomeridiana delle scuole X X
3. Innovazione tecnologica della didattica a) Dotazione tecnologica X X
b) Scuole in rete X X
c) Supporti didattici X X
B Puntuali
4. Organizzazione del servizio scolastico a) Consentire il mantenimento dei plessi X
b) Accorpare i plessi X
c) Potenziare l’attrattività degli edifici scolastici X
5. Autonomia e offerta formativa sul territorio a) Nuovi moduli didattici e indirizzi X X
b) Alternanza scuola/lavoro X X
c) Servizi di orientamento X X
d) Azioni di monitoraggio e valutazione X X
e) Competenze lingue straniere scuola primaria X X
6. Competenze e Valutazione Team di insegnanti esperti X X
C PON
7. Governance* a) e-government X
b) Dematerializzazione X
* Solo per le regioni meno sviluppate (Basilicata; Calabria; Campania; Puglia; Sicilia).
** Per la sua natura strategica l’intervento è da considerarsi strettamente legato alle azioni “Puntuali”.
Allegato. Ipotesi di sperimentazione di un’azione valutativa
L’intervento di sperimentazione sarebbe realizzato dall’INVALSI e si potrebbe articolare come segue.
1. Due incontri, uno con docenti di primaria e l’altro con quelli della secondaria (di primo e secondo grado) condotti da due docenti esperti comandati, allo scopo di vagliare la motivazione all’impegno per fronteggiare i risultati negativi che si registrano sulle discipline di loro competenza (italiano e matematica) in base agli esiti delle prove INVALSI.
Questi incontri si svolgeranno in sei aree identificate secondo un’analisi puntuale delle prove INVALSI; il loro esito sarà di due tipi:
a) nelle tre aree su cui si è registrato il maggiore interesse si avvierà un piano di incontri mensili (per un totale di 6, considerando le pause e gli scrutini come periodi di difficile conciliazione con altri impegni per i docenti);
b) nelle altre aree in cui l’interesse non sarà così acceso si proporranno due incontri di supporto per indurre la riflessione sulle richieste del Rapporto di Autovalutazione. Ciò allo scopo di evitare che i docenti avvertano il disagio di un incontro a cui non segue niente altro e si decrementi ulteriormente la loro motivazione.
2. La finalità degli incontri è quella di identificare le ragioni percepite dai docenti in relazione alle carenze osservate negli studenti e di elaborare con il supporto dei docenti esperti una prima ipotesi generale sulle modalità di superamento di tali problemi. Ruolo dei docenti esperti in tal senso è quello di far lievitare la consapevolezza degli insegnanti in modo da orientarli rispetto a possibili strumenti per abbassare la soglia dei problemi rilevati.
3. I sei incontri con i docenti delle tre aree si articoleranno in forme laboratoriali in modo da ragionare sulle caratteristiche della didattica e sulla predisposizione di materiale per gli studenti volto alla migliore acquisizione delle competenze di matematica e di italiano che risultano carenti dagli esiti delle prove INVALSI
Esiti attesi
In seguito alla realizzazione del progetto ci si attende una riduzione dal 5 al 10% del numero degli allievi che si collocano nelle fasce basse di risultato (livello 1 e 2), principalmente a favore delle fasce intermedie dei risultati stessi (livello 3 e 4) poiché questo consente di innalzare il livello di competenza di base per la maggior parte della popolazione scolastica di riferimento.
La verifica del raggiungimento di questo obiettivo è realizzabile mediante i risultati delle prove INVALSI conseguiti nelle scuole interessate dall’azione.
Una ulteriore verifica riguarda l’efficacia della metodologia proposta nel lavoro con i docenti, in relazione all’estensione da parte loro delle modalità didattiche proposte ad altre aree di intervento.
REPORT_ISTRUTTORIA_Molise__19ottobre